Civiltà Appennino a Tg3 Lineanotte
26 febbraio 2020 | il direttore della Fondazione Appennino Piero Lacorazza presenta "Civiltà Appennino" a TG3 LineaNotte
Civiltà Appennino. Un viaggio tra identità e visioni
editoriale di
Piero Lacorazza
(direttore responsabile)
“Civiltà Appennino” è un titolo che si impone, perentorio, non esprime incertezze: esiste una civiltà d’Appenino.
In realtà è una continua ricerca, una risalita per recuperare una sguardo sul mondo, su comunità e città sostenibili. E se da un lato la Fondazione Appennino è parte della rete ASviS (Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile), dall’altro, grazie alla collaborazione con la case Editrice Donzelli, pubblicherà, nei prossimi anni, una serie di libri dal titolo “Civiltà Appennino”.
Perchè Dozelli? Perchè questa casa editrice, il suo fondatore Carmine Donzelli, ha aperto il cantiere con “Riabitare l’Italia” mettendo al centro, dandone nuova linfa e spinta, il progetto SNAI (Strategia Nazionale Aree Interne) avviato, in qualità di ministro della Coesione del governo Monti, da Fabrizio Barca.
Civiltà Appennino sarà anche un magazine online, una sorta di palinsesto nè ideologico nè patriottico; un viaggio lungo una dorsale che, attraversando Sud e Nord e tenendo insieme l’Est e l’Ovest della penisola, raccolga storie e rappresentazioni, opportunità e criticità, riflessioni e conflitti tra il restare e il dover partire. Un crocevia di culture che facilita identità e contaminazioni, resilienza e sperimentazioni, pensiero ed azione. Ma anche fughe, derive ed approdi!
Stiamo lavorando alla rivista on line mentre il 30 gennaio in tutte le librerie è in uscita, appunto con la casa Editrice Donzelli, il primo libro: “Civiltà Appennino – l’Italia in verticale tra identità e rappresentazioni”. Raffaele Nigro e Giuseppe Lupo scrivono un “manifesto”, collocano una pietra d’inciampo, forti di una lunga esperienza letteraria aperta all’innovazione.
Non ho detto perchè “Civiltà Appennino”. E soprattutto il progetto nel quale inseriamo una sfida: quella della “Meccanima”, come l’ha definita mio fratello Gianni.
Un chiaro ancoraggio al pensiero di Leonardo Sinisgalli, nume tutelare che con la sua “Civiltà delle macchine” ha acceso già negli anni ’50 un faro sul rapporto tra uomo e macchina, su evoluzioni tecnologiche e controllo della società, unendo culture e favorendo contaminazioni, spaziali e temporali, oltre che interdisciplinari. Ed oggi siamo lieti che la Fondazione Leonardo abbia ridato vita ad una esperienza ancora attuale.
Sinisgalli ha rappresentato un percorso fatto di passi veloci, sempre un po’ più avanti della contemporaneità, sempre spedito verso sperimentazione e innovazione; ma sempre legato alla radice della conoscenza, che si àncora nella storia per generare meraviglia e immaginazione.
Già nel nome, un lettore attento al futuro e sensibile al passato potrebbe scorgere la prefigurazione di questo doppio passo. Come se al «pennino» – e alla sua proverbiale precisione descrittiva – si volesse aggiungere la forza, la velocità digitale, la capacità di sintesi di una «app».
Civiltà Appennino intende percorrere i caratteri fondativi di una identità appenninica mettendo in rapporto suggestioni e nozioni attinte ai linguaggi della letteratura, della storia, dell’antropologia, dell’arte. Da questo insieme di elementi emerge un’idea di paese interpretato non più secondo la tradizionale prospettiva orizzontale – Nord, Centro, Sud –, ma in chiave verticale, cioè secondo la sua stessa struttura fisica, che favorisce una lettura geograficamente verticale della società del passato, del presente e del futuro. Una linea che fa da elemento di unione tra il Mediterraneo e l’Europa, senza dimenticare le componenti socio-culturali di Oriente e Occidente. L’Italia verticale, anziché orizzontale, quella che va dalle Langhe ai Nebrodi, consente di rileggere la storia alla luce di almeno tre direttrici: la linea adriatica e la linea tirrenica, dentro le quali la dorsale appenninica fa da zona regolatrice e di confluenza. Il racconto di questa traiettoria permette di lanciare una sfida rivolta al futuro e che ha nella sua agenda non soltanto lo scopo di «riconoscersi», ma anche quello di prefigurare per l’Appennino un progetto politico, economico e imprenditoriale in grado di riqualificare un’area geografica ritenuta marginale e farne una sorta di laboratorio dell’utopia verticale.
Spero che adesso sia più chiaro. Lo sarà sempre di più grazie alle nostre attività e pubblicazioni periodiche con Donzelli Editore, canali social in costante aggiornameto ed attenti alle evoluzioni ed all’ascolto degli stimoli provenienti dalla rete, un magazine online su questo portale che ospiterà interventi di autorevoli firme e collaboratori che condividono il progetto, oltre che news sulle attività di una Fondazione che si pone come porta aperta sulle visioni e sulle trasformazioni delle aree interne in una Italia che per noi si unisce in verticale.
Ph. copertina:
Giuseppe Famiglietti [CC BY-SA (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)] - Foto modificata
Con Donzelli Editore, in uscita la saggina "Civiltà Appennino"
E' in uscita per la fine di gennaio 2020 il volume dal titolo "Civiltà Appennino" inserito nella collana delle Saggine di Donzelli Editore, che contiene due inediti saggi degli scrittori Raffaele Nigro e Giuseppe Lupo.
La pubblicazione, la cui presentazione è curata da Piero Lacorazza e Gianni Lacorazza, si lega al filone che Donzelli ha inaugurato con il volume "Riabitare L'italia" del 2018 e che per gli autori rappresenta una piattaforma culturale in cui inserire una rilettura "dell'Italia verticale" seguendo un'identità culturale, letteraria, storica e e territoriale che è il terreno di impegno della Fondazione Appennino, con cui Donzelli ha avviato una collaborazione che prevede un percorso di più pibblicazioni.
Fondazione Appennino, di cui Piero Lacorazza è direttore, affida il suo percorso di racconto al progetto di un networ (online e offline) proprio dal titolo Civiltà Appennino che tende ad integrare le pubblicazioni cartacee come quie sto primo passo della saggina, con i media digitali, posizionandosi proprion nell'dentità di quella Civiltà delle macchine di sinisgalliana memoria che elegge Montemurro, paese dell'Appennino che ha dato i natali a leonardo Sinisgalli, a luogo simbolo della cultura delle aree interne.
Ph. copertina:
Giuseppe Famiglietti [CC BY-SA (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)] - Foto modificata
Con Asvis per lo sviluppo sostenibile
Fondazione Appennino è nell'Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile che ne ha accettato l'ingresso tra i partner.
La ricerca di una nuova visione per le aree interne, tra gli obiettivi base della Fondazione, è infatti perfettamente in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile che si pone Asvis che tra l'altro coincidono molti dei 17 Goals e Target che con l'Agenda 2030 l'Unione Eropea pone obiettivi e traguardi.
Fondazione Appennino partecipa in particolare ai goal
Goal 10: Ridurre le disuguaglianze all'interno e fra le Nazioni
Goal 11: Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili
Goal 13: Adottare misure urgenti per combattere i cambiamenti climatici e le sue conseguenze
Gruppo trasversale: Cultura per lo sviluppo sostenibile
Gruppo trasversale: Fondazioni
Raffaele Nigro e Giuseppe Lupo
Raffaele Nigro, nato a Melfi, è stato caporedattore
della Rai. Ha scritto saggi sulla letteratura italiana
del Quattro e Cinquecento e sulla letteratura del ribellismo,
reportage come Diario Mediterraneo (Laterza,
2001) e Il mondo che so (Hacca, 2019) e una
ventina di romanzi tradotti in molte lingue, tra i quali
ricordiamo I fuochi del Basento (Cde, 1987; Premio
SuperCampiello) e Malvarosa (Rizzoli, 2005; Premi
Mondello, Biella, Flaiano, Selezione Campiello).
Giuseppe Lupo è nato in Lucania e insegna Letteratura
italiana contemporanea presso l’Università
Cattolica di Milano e Brescia. Per Marsilio ha pubblicato
diversi romanzi, tra i quali L’americano di Celenne
(2000; Premio Giuseppe Berto, Premio Mondello),
L’ultima sposa di Palmira (2011; Premio Selezione
Campiello, Premio Vittorini), Gli anni del nostro incanto
(2017; Premio Viareggio-Rèpaci) e Breve storia
del mio silenzio (2019). È autore di numerosi saggi e
collabora alle pagine culturali del «Sole 24 Ore».