26 E 27 OTTOBRE.  “Liakre et bare, il borgo dei sapori Arbëreshë” e progetto A.M.A. per porre al centro i valori dell’integrazione tra popoli

“Borgo in Festival” è il titolo della due giorni che farà di Ginestra il luogo privilegiato nel quale immergersi per un week end nella cultura e nella tradizione arbёreshe. Sabato 26 e domenica 27 ottobre, saranno dunque i vicoli, gli archi e le case del centro storico a fare da scenografia a sapori e odori della tradizione della comunità con eventi, animazione, laboratori, spettacoli dal vivo ed ovviamente enogastronomia.

Sabato 26 ottobre sarà proprio la giornata dedicata all’edizione 2024 di “Liakre et bare, il borgo dei sapori arbёreshe”, evento ormai consolidato che coinvolge il cuore del centro storico e che ogni anno rinnova l’appuntamento con la sua storia e con un pubblico che vuole viverla da vicino.

Una storia che non si riduce solo all’identità locale ed all’evoluzione delle usanze ma attualizza i valori delle radici di una comunità dentro un contesto sociale e contemporaneo.

In questa ottica, la giornata del 27 ottobre è dedicata infatti al progetto A.M.A. (Appennino Mediterraneo Arbereshe) – del quale era partner il comune di Ginestra, con il capofila San Paolo Albanese e San Costantino Albanese – di ridare centralità al Mediterraneo e al suo legame con l’Europa attraverso la dorsale Appenninica; progetto che quest’anno giunge alla sua seconda annualità.

Il programma degli eventi e delle animazioni prevede, accanto all’offerta gastronomica, l’avvio alle

 16.30 del 26 ottobre con il laboratorio di decotti e infusi della tradizione arbёreshe curato da Raffaella Irenze in piazza Ciriello, che precede l’apertura del percorso enogastronomico nel centro storico, alle 18.30. Contestualmente si avvieranno le animazioni storiche curate dall’Associazione “I Cavalieri di Bianca Lancia” e la e musica nel borgo il polistrumentista Sergio Santalucia, il chitarrista Daniele Lerose, e il gruppo “Suoni e ritmi del sud”. La serata sarà conclusa in Piazza Ciriello con il concerto di “Valerio Ricciarelli ei Tammurriarè”, un intreccio di sonorità mediterranee, che intreccia culture e popoli del Sud, a partire dalla storia partenopea e i suoi racconti in musica.

Il 27 ottobre, nel solco del dialogo tra due grandi mari divisi dall’Appennino, sarà la volta degli Arthea Ensemble, con lo spettacolo “Adriatico. Racconti in musica e danza di popoli migranti”, un repertorio che ripercorre le sonorità salentine e le contaminazioni mediterranee portate in scena dagli artisti pugliesi Doriano Longo (violino e direttore), Nadia Esposito (canto, danza, voce narrante), Mattia Manco (fisarmonica), Vito De Lorenzi (tamburi a cornice). L’evento si si inserisce nel programma A.M.A. del 2024.

«La storia delle emigrazioni racconta di conservazione e d’innovazione, di cambiamenti e mescolamenti, di nostalgie e reinvenzioni. La cultura delle persone muta nei luoghi in cui si spostano e dove bisogna compiere adattamenti, scelte fantasiose, fra tradizione e innovazione, dolorose e coraggiose, tenere conto di nuove situazioni pratiche e di altre disponibilità. Nel caso dei comportamenti alimentari una tendenza a conservare si misura con il bisogno di cambiare e di usare, integrandole, altre disponibilità e altre pratiche. Un esempio di come nei consumi e nei riti alimentari agiscano continuità e rotture, somiglianze e differenze, ci arriva dalla peculiare e originale vicenda delle comunità albanesi sorte in grande parte tra XV e XVIII secolo e distribuite nelle aree interne e lungo le fasce appenniniche di Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria e anche Sicilia» (Vito Teti, “Buon Appennino – La cultura del cibo nell’Italia Interna”, Rubbettino Editore 2022).

 “L’Amministrazione Comunale di Ginestra, – afferma la sindaca Fiorella Pompa – grazie al sostegno della Regione Basilicata, alla collaborazione con il capofila del progetto A.M.A. San Paolo Albanese e al supporto della Fondazione Appennino, intende continuare a valorizzare e promuovere riti e tradizioni della cultura arbëreshe, inquadrandola nei valori della contemporaneità. Ci serve pensare che una comunità nata oltre 5 secoli fa da una diaspora e da una migrazione nel Mediterraneo, oggi sia diventata identità locale al punto da essere tutelata e valorizzata attraverso l’impegno di istituzioni e cittadini”.